Le vacanze sono appena terminate; è una triste verità (!) Probabilmente di tanto in tanto nella tua mente scorrono ancora le immagini di momenti e luoghi indimenticabili.
Hai soggiornato in albergo? Come ti sei trovato? A volte capita che il luogo in cui si sceglie di alloggiare non risponda alle nostre aspettative; magari non si tratta dell’efficienza del servizio, né della pulizie degli ambienti, ma è solo una questione di “disagio” interiore che non ci permette di rilassarci o divertirci.
Oggi le persone sentono sempre più l’esigenza di sentirsi a proprio agio in qualunque luogo:

sentirsi a casa anche quando si è fuori casa.

Ognuno di noi, vista la vita frenetica di ogni giorno, ha bisogno di tornare al termine della giornata, sia a lavoro che in vacanza, in uno spazio dove è accolto da un’atmosfera di affetto, relax, intimità.
Questa esigenza ha trovato una risposta nell’Albergo Diffuso.

Il termine “Albergo Diffuso” nasce in Carnia nel 1982 all’interno di un gruppo di lavoro, capitanato da Giancarlo Dall’Ara, che aveva l’obiettivo di recuperare un borgo distrutto dai terremoti degli anni ‘70. Il principio è molto semplice: le stanze dell’albergo non sono situate tutte in un unico edificio, ma sono distribuite in varie strutture e abitazioni preesistenti, dislocate all’intero borgo o nel centro storico. Una struttura principale, poco distante dalle altre abitazioni, rappresenta il “cuore” dell’albergo diffuso e offre tutti i servizi di accoglienza, ristoro, assistenza.
L’aggettivo diffuso denota, quindi, una struttura orizzontale e non verticale come negli alberghi tradizionali, una struttura più a misura d’uomo, più accogliente e casereccia. Questa soluzione ci permette di vivere la quotidianità del luogo, di parlare con le persone che ne fanno parte e di condividere stili di vita completamente diversi, pur usufruendo dei comodi servizi alberghieri.
L’associazione nazionale alberghi diffusi è un ottimo punto di partenza per cercare l’albergo che fa per voi. Che ne dici? Può essere un’ottima alternativa per le vacanze del prossimo anno? (o magari riesci a ritagliarti un weekend per provare questa nuova esperienza?)
Ora ti chiederai: cosa c’entra questo fenomeno con l’Architettura Emozionale?

L’albergo diffuso ha catturato la mia attenzione per vari motivi.

In primo luogo l’albergo diffuso tiene conto di due valori a cui tengo moltissimo: la condivisione (di cui ho già parlato) ed il recupero.  o. Un albergo diffuso, infatti, non prevede la costruzione di edifici nuovi, ma il recupero di ciò che esiste, la  ristrutturazione di spazi già esistenti e questo non crea impatto ambientale.
Inoltre, come ho già accennato sopra, l’albergo diffuso esprime una delle tendenze sociali che ho colto quando ho elaborato il metodo dell’architettura emozionale.
Ossia la tendenza sempre più diffusa a considerare gli spazi (sia che si tratti di quelli domestici che quelli pubblici) dal punto di vista emotivo e la ricerca di luoghi che siano sempre più accoglienti e famigliari.

L’idea dell’Architettura Emozionale nasce, infatti, oltre che dalla mia esperienza nella creazione di interni e anche dal mio sentire personale anche dall’interpretazione di alcuni fenomeni e tendenze sociali.

Credo sia impossibile creare un metodo utile e al servizio delle persone se prescindiamo da ciò che ci circonda; la società è in continuo mutamento e questo dipende dalle abitudini quotidiane che cambiano in base ai desideri e alle esigenze di ognuno. In tal caso interpretare e sentire le emozioni altrui diventa fondamentale. Il concetto dell’abitare e quindi l’abitazione, la casa, è di primaria importanza in questi mutamenti sociali poiché influenza in maniera radicale le abitudini quotidiane: ecco perché ho sentito l’esigenza e il desiderio di dare vita a qualcosa di fresco e vicino alle persone.
Direi proprio che il “plus” dell’Architettura Emozionale è che favorisce il verificarsi di un triplice processo di crescita: il mio, quello della persona che mi commissiona il lavoro e quello dell’abitazione stessa che diviene, di conseguenza, la concretizzazione di un rapporto, di un’emozione, di un sogno. Amo il mio lavoro perché mi permettere di entrare in contatto con mondi diversi, realtà sempre nuove e mi “costringe” a stare al passo con i cambiamenti del singolo come della società. Ho deciso di aprire questo blog non solo per palare del mio metodo ma anche per “metterlo alla prova” e ricevere anche spunti dalla rete.

Pensi ci siano altri trend sociali interessanti da segnalarmi in linea con l’Architettura emozionale?

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